Almeno da un secolo a questa parte la storia della poesia non è un’arcadica storia di passioni cantabili: a fare della poesia ci si gioca sempre la felicità, qualche volta la vita. [...] Non si può che accettare l’esistenza, la presenza continua della coscienza, patire fisicamente le trafitture delle memorie e delle sensazioni appuntite e affilate della coscienza, subire lo strazio di non poter non vedere o dimenticare o sognare, rinunciare perfino al sollievo del giudizio, delle assoluzioni e delle condanne definitive.
da: Palma Bucarelli: Jean Fautrier. Pittura e materia (1960)