dim heir's party [2008]
partty flars [2008]
the future does not exist (yet) [2009]
in mostra alla
via san massimo 45 - torino
dal 12.03.09 al 25.04.09
Il 12 marzo arriva per la prima volta in Europa l'artista di Brooklyn Greg Hopkins che, attraverso le sue creazioni basate sul testo, gioca sul bisogno umano di comprendere e decodificare un linguaggio. L'artista impiega un metodo lento, bizzarro, complesso e originalissimo per creare le sue opere realizzate in acrilico su tela; i suoi lavori richiedono, come ammette lo stesso artista, -molto tempo e molto amore-. A prima vista si tratta di decorazioni floreali segnate da reminescenze stilistiche, dal grottesco rinascimentale al vittoriano fino al deco', ma anche da interventi di dripping, che richiamano l'espressionismo astratto e da lettering da street art. Tutti questi elementi sono frutto di una lenta stratificazione: l'artista copre la tela con un primo strato di colore che poi maschera completamente con scotch di carta.
Dopo avervi disegnato i primi motivi e le prime parole, Hopkins ritaglia le zone su cui vuole applicare un secondo livello di pittura. Una volta asciutto, toglie il nastro rimanente e ricopre di nuovo l'intera superficie con lo scotch. Su questa seconda copertura disegna a inchiostro nuove parole o fiori, per inciderli nuovamente lasciandone l'impronta in negativo. A una terza mano di colore, ne segue un'altra di scotch su cui vengono disegnate nuove decorazioni. Segue un ultimo livello di nastro adesivo e di pittura, prima che il nastro rimanente sia rimosso per dar luce all'opera finale che spesso e' una scoperta anche per l'artista. Un metodo particolare e minuzioso, ma la caratteristica principale di Hopkins sta nell'affiancare un testo all'opera pittorica forzando lo spettatore ad analizzare il messaggio letterale, considerare la narrazione visiva distogliendo l'attenzione dal colore e dall'attenta manipolazione della vernice. Una pittura straordinariamente decorativa in armonia con un linguaggio volto a distrarre l'attenzione dalla bellezza dell'immagine.
Gli elementi nascosti - afferma infatti Greg Hopkins - evitano che il mio lavoro sia troppo semplicisticamente interpretato-. La curiosità di conoscere il significato ultimo di queste opere porta lo spettatore a comportarsi come un traduttore dapprima del linguaggio umano e solo in seguito di quello decorativo. -Il mio lavoro rimane decorativo - dice l'artista - voglio che sia letto in termini di linguaggio pittorico piuttosto che sia letto e basta-. Una filosofia artistica molto simile a quella di alcuni celebri pittori americani degli anni '50 come Adolph Gottlieb, Bradley Walzer Tomlin e Mark Tobey. (per il testo completo: undo.net)